Biologico : proroga al 15 maggio presentazione PAP
Si comunica che il Ministero delle Politiche agricole, alimentari, forestali e del turismo con Decreto Dipartimentale n. 5658 del 25 gennaio 2019 (allegato) ha stabilito la prorogare del termine di presentazione
delle comunicazioni 2019 inerenti i programmi annuali di produzione per l’ambito biologico alla data del 15 maggio 2019.
Prime valutazioni sull'andamento 2018
Pubblichiamo per tutti i nostri iscritti il nuovo rapporto di Veneto Agricoltura con le "Prime valutazioni sull'andamento del settore agroalimentare veneto nel 2018" in cui, oltre ai risultati ancora non definitivi dell'anno passato, si ipotizzano le prospettive per il 2019.
Potete leggere il rapporto cliccando su questo link.
Agrichef Veneto, grande evento a Castelfranco
Sono i “tortelli con broccolo fiolaro con sugo d’anatra”, preparato dall’agriturismo vicentino “Ca’ d’Oro" di Patrizia Zambon, il piatto selezionato dalla giuria all’Agrichef Festival del Veneto.
L’evento, organizzato da CIA Agricoltori Italiani Veneto e da Turismo Verde, e che si è svolto negli spazi dell’Istituto Professionale per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione “G. Maffioli” di Castelfranco Veneto, ha visto 14 agriturismi provenienti da tutta la regione cimentarsi con le ricette della tradizione.
Il format prevede che gli agrichef Cia incontrino, in ogni regione d’Italia, gli allievi di una alberghiera (i futuri ambasciatori del cibo italiano nel mondo) per raccontare i valori del mondo rurale, unici e peculiari. L’agriturismo infatti valorizza tutte le risorse dell’azienda agricola e del territorio ad esso circostante.
Tra le attività classiche per l’agriturismo, il ristoro assume un ruolo importante e di responsabilità: la scelta di partire con materie prime di qualità e a filiera cortissima, di provenienza aziendale e del territorio, il voler raccontare la storia e la tradizione di un prodotto, di una ricetta, la passione e la dedizione nel preparare un piatto, la convivialità offerta fanno sì che il cuoco, la cuoca debbano curare i molti aspetti della multifunzionalità. L’agrichef è proprio questo: un cuoco/produttore dell’agriturismo che ha messo assieme i saperi della produzione, quelli delle tradizioni e della cultura contadina, la sensibilizzazione verso l’ambiente, la valorizzazione del territorio, il restauro di edifici rurali, il recupero di ricette tramandate nel tempo, il rapporto umano che istaura con il suo commensale, la professionalità e nello stesso tempo la semplicità nel cucinare.
La competenza e la maestria delle aziende coinvolte, unitamente alla passione e all’entusiasmo dimostrato durante le esibizioni, hanno rappresentato un esempio notevole per gli studenti. I ragazzi impegnati in cucina con il compito di affiancare gli agrichef si sono distinti per la loro professionalità e attenzione al compito assegnato.
«La televisione è piena di cuochi e di trasmissioni legate alla cucina – commenta il presidente di CIA Veneto Gianmichele Passarini – e certamente si è creato un interesse nuovo e diverso sul settore dell’agricoltura. Non tutti però possono diventare chef stellati o star televisive: quello dello chef (in particolare negli agriturismi) è un lavoro duro, di sacrificio, di studio e di impegno, che si porta dietro soprattutto i valori e la storia del territorio in cui si lavora. Il Veneto non è secondo a nessuna regione per ricchezza di esperienze, ci auguriamo che iniziative come questa diano il giusto riconoscimento ai nostri agrichef e invoglino gli studenti a intraprendere questa strada».
«Con questa giornata – aggiunge Donata Cenedese, presidente di Turismo Verde Veneto - vogliamo sottolineare il lavoro nelle nostre aziende agricole. Raccontare il lavoro quotidiano sulla terra, presentare i prodotti che coltiviamo accompagnandoli alla storia del luogo, è una opportunità fantastica. Spero che tutti possano gustare l’ingrediente in più che ogni nostro agrichef mette nei propri piatti: la passione. Gli agriturismi – sono 220 quelli associati a Turismo Verde in tutto il Veneto - sono delle "perle preziose", perché proteggono la natura, i gusti e le nostre tradizioni».
«Il ruolo dell’agriturismo – conclude l’assessore regionale all’agricoltura Giuseppe Pan - è quello di essere cultore, lo scrigno, il difensore dei veri valori dell’agricoltura. Il Veneto è la prima regione turistica d’Italia, il circuito degli agriturismi – oltre 1200 in tutta la regione, con 14mila posti letto - è una chicca del sistema».
Gli agriturismi partecipanti: “Ai Bagolari” e “Althea” per Treviso, “Capeeto” e “Marchetto” per Padova, “Pian de levina” e “Filippon” per Belluno, “Lauretta e Vittorino” e “al Segnavento” per Venezia, “La rugiada” e “Ortodidattico il profumo della freschezza” per Rovigo, “Da Bedin” e “Cà d'oro” per Vicenza e “Casa Rosa” e “Antico Molino Mazzi” per Verona.
La giuria: Guido Povolo, Consiglio Nazionale Periti Agrari; Giovanna Capuzzo, Presidente Federconsumatori Veneto; Stefano De Rui, Veterinario Servizio di Sanità animale ULSS 2 Marca Trevigiana; Antonio Soligon, Storico dell’Arte e dell’Architettura; Mario Stramazzo, giornalista; Anna Maria Pellegrino, presidente Associazione italiana Food Blogger.
Decretone, pochi effetti per gli agricoltori
«Con Quota 100 si evidenzia un cambio di tendenza concettuale rispetto alla Fornero: da questo punto di vista ci sono elementi di positività per la nostra categoria. Mentre per circa un milione di pensionati ex agricoltori, quasi tutti con assegni al minimo, potrebbe non esserci alcun beneficio».
È questa la prima analisi effettuata dalla CIA – Agricoltori Italiani in base alle elaborazioni del proprio patronato, l’Inac.
«Quello che non torna – dichiara il presidente regionale Gianmichele Passarini – e che rappresenterebbe un vero paradosso è riferito alla pensione di cittadinanza: questa garantirebbe, a persone che non hanno versato un solo euro di contributi, assegni di importi superiore a quelli destinati agli agricoltori. Quindi, chi ha lavorato una vita in agricoltura, versando i regolari contributi, rimarrà con una pensione al di sotto della soglia di povertà».
Il 23 gennaio a Castelfranco Veneto l’Agrichef Festival
Cia – Agricoltori Italiani Veneto e Turismo Verde Veneto organizzano “IncontriamoCIAtavola”, l’Agrichef Festival del Veneto.
Mercoledì 23 gennaio 2019 in collaborazione con l’Istituto IPSSAR “G. Maffioli” di Castelfranco Veneto (che ospiterà l’evento, nella sede di via Valsugana 74), quattordici agriturismi provenienti da tutta la regione si confronteranno con ricette della tradizione rurale, raccontandone la storia e il contesto territoriale. A fianco degli chef ci saranno gli studenti dell’Istituto Professionale di Stato per i Servizi Alberghieri e della Ristorazione, che potranno cogliere dall’iniziativa elementi utili per il loro percorso scolastico e – un domani – lavorativo.
La giuria, che vedrà la presenza di figure in rappresentanza del mondo agricolo, della cultura, dell’enogastronomia rurale e della stampa, dovrà esprimere una valutazione sui piatti proposti dagli Agrichef. Il selezionato parteciperà alla finale nazionale degli Agrichef Festival.
L’Agrichef è una figura che nasce da un’idea lanciata dalla Confederazione Italiana Agricoltori in occasione dell’Expo di Milano e rappresenta nella sua definizione più ampia il cuoco, di comprovata abilità ed esperienza, che esercita il suo mestiere all'interno della cucina dell'agriturismo, impegnandosi a trasformare principalmente produzioni agricole aziendali, o di prossimità, nel rispetto della stagionalità, dei saperi contadini, utilizzando nella realizzazione dei piatti ingredienti legati alla tutela della biodiversità.
Le strutture partecipanti sono: “Ai Bagolari” e “Althea” per Treviso, “Capeeto” e “Marchetto” per Padova, “Pian de levina” e “Filippon” per Belluno, “Lauretta e Vittorino” e “al Segnavento” per Venezia, “La rugiada” e “Ortodidattico il profumo della freschezza” per Rovigo, “Da Bedin” e “Cà d'oro” per Vicenza e “Casa Rosa” e “Antico Molino Mazzi” per Verona.
Alla premiazione dei partecipanti sono stati invitati rappresentanti delle istituzioni regionali e territoriali. L’incontro si concluderà con una degustazione di prodotti delle aziende.
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Vendita diretta, si cambia
La manovra in approvazione in Parlamento rivoluziona la vendita diretta per le aziende agricole: un emendamento voluto dal sottosegretario al ministero delle Politiche agricole Franco Manzato consentirà alle aziende agricole di vendere, in forma non prevalente rispetto alla loro produzione, le produzioni di altre imprese di categorie agronomiche diverse dalle loro.
Tra i vari temi agricoli, questa è un'assoluta novità per il comparto agroalimentare nazionale. Alle aziende che fanno vendita diretta si concede la possibilità di vendere prodotti anche di altri imprenditori agricoli. Si genera così un circolo virtuoso che mette in rete le realtà italiane di settore distribuite sul territorio e spesso isolate nella produzione come nella vendita dei prodotti.
Il risultato sarà una possibilità di distribuzione incrociata delle produzioni agricole tra le aziende agricole. Da un lato un aumento del reddito e dell'occupazione, dall'altro una diminuzione dei costi dei prodotti a favore dei consumatori. E, di conseguenza, una crescita dei consumi interni. Secondo le stime del governo, in una prima fase, potrebbero essere coinvolte fino a 300mila aziende agricole italiane.
«In Veneto – commenta il presidente di CIA Agricoltori Italiani Veneto Gianmichele Passarini – la misura interessa quasi 19.000 aziende agricole su 70.000. Si tratta di una modifica in base alla quale gli imprenditori agricoli possono vendere non solo prodotti propri ma anche prodotti agricoli e alimentari acquistati direttamente da altri imprenditori agricoli. Il vincolo è che tali prodotti non debbano appartenere alla stessa categoria merceologica dei prodotti propri e l'attività di vendita non deve essere prevalente rispetto a quella dei prodotti propri. È un cambiamento positivo: vuol dire valorizzare il prodotto ma di fatto mettere in rete, a livello locale e nazionale, le aziende agricole, che diventano dei piccoli negozi».
«Ringraziando il sottosegretario Manzato, ci auguriamo – conclude Passarini – che questo sia solo il primo segnale di attenzione per il settore dell’agricoltura, che ha molte questioni aperte sul tappeto: l’attacco delle produzioni estere su frutta e verdura, le politiche della grande distribuzione, i prezzi troppo bassi dei cereali».
Viticoltura sostenibile: a Treviso un tavolo internazionale
CIA - Agricoltori Italiani di Treviso ha promosso un tavolo di confronto con altri paesi: a Treviso sono arrivate le esperienze di altissimo livello di Francia, Portogallo e Stati Uniti.
La tavola rotonda organizzata da Cia Treviso «Sostenibilità in viticoltura: esperienze estere a confronto» che si è tenuta al Centro Congressi BHR di Quinto di Treviso, si è conclusa con una grande partecipazione di pubblico, con il prezioso contributo per i produttori trevigiani e veneti di quattro esperienze estere, quattro progetti diversi per dare risposta ad una esigenza comune. Ancora una volta la conferma per CIA Treviso di aver imboccato la strada giusta per un processo di innovazione in termini di sostenibilità nel settore viticolo.
«La sostenibilità è uno dei temi chiave del nostro impegno e ci crediamo moltissimo – spiega Giuseppe Facchin, presidente CIA Treviso -. Ora con questa tavola rotonda abbiamo aperto una finestra sul mondo, siamo usciti dai nostri confini perché vogliamo conoscere cosa fanno all’estero, paesi come Francia, Portogallo e Stati Uniti che hanno intrapreso il percorso della sostenibilità molto prima di noi. Analizzando le esperienze che abbiamo ascoltato oggi qui a Treviso e quelle che stiamo raccogliendo sul nostro territorio, ci stiamo rendendo conto ogni giorno di più come sostenibilità sia la giusta sintesi tra valori, tecnica e business.
Ognuno dei quattro relatori ha portato la propria esperienza, la propria storia di viticoltura sostenibile.
Pierre Naviaux, responsabile Progetto Ambiente, CIVC (Francia) punta sull’approccio collettivo, al contrario non si cresce. «Il tratto distintivo dell’approccio alla sostenibilità in Champagne è di coinvolgere tutta la filiera, tutti gli attori, dal più piccolo al più grande. La sostenibilità è stata pensata a livello regionale. La Champagne è una regione che ha un prodotto da valorizzare, lo champagne appunto, con 34 mila ettari (ha) di superficie vitata, 280 mila parcelle, appezzamenti piccoli coltivati da 15 mila viticoltori. Abbiamo piccole aziende e altre quotate in borsa e non vogliamo lasciare fuori nessuno dal percorso del sostenibile. Noi puntiamo ad un approccio collettivo e chi non ha i mezzi riceve comunque un aiuto. È un processo di miglioramento continuo. Abbiamo costituito un quaderno di riferimento, una vera e propria guida di sviluppo sostenibile in Champagne con numerosi punti che riguardano non solo i prodotti fitosanitari, ma anche la gestione dei reflui, la concezione ecologica degli edifici, tutti gli aspetti legati all’ambiente».
«In Francia - ci spiega Florence Gras - responsabile della formazione e consulente sostenibilità, gruppo ICV (Francia), la più grande struttura di consulenza vitivinicola al mondo - possiamo fissare una data. Nel 2007 sono stati creati gli “ingranaggi dell’ambiente” così chiamati perché hanno avviato ad una presa di coscienza della richiesta di sostenibilità da parte dei consumatori, molto interessati e consapevoli, tanto che mettono parecchia attenzione al tema nei loro acquisti, il vino in particolare, compresi i giovani. Il ruolo delle cooperative è fondamentale perché ogni cooperativa al di là di un luogo di produzione di vino vuol dire 200-300 famiglie che lavorano su una zona viticola omogenea ».
Dal consulente francese alla figura del biologo Nuno Oliveira, responsabile Ecosistema, Esporão S.A. che lavora in un’azienda di grandi dimensioni che si occupa di ecosistemi e che ci conferma l’interesse crescente anche in Portogallo per la sostenibilità.
«I produttori stanno prendendo coscienza che la sostenibilità è un aspetto importante nella viticoltura e che è uno degli elementi che interviene anche nella formazione del prezzo di una bottiglia di vino da mettere nel mercato. Inoltre l’azienda che rappresento ha colto l’opportunità di creare valore aggiunto attraverso la ricostituzione di ambienti e habitat naturali favorevoli sia al ritorno di predatori naturali dei parassiti della vite, sia alla valorizzazione turistica della propria area aziendale».
La forza della lunga esperienza sostenibile arriva anche dagli Stai Uniti.
Stephanie Bolton, Direttore Viticoltura Sostenibile, LWC (USA) rappresenta il LODI, una zona vitivinicola ai piedi della Sierra Nevada, dove si coltivano oltre 100 varietà di uva, la prima zona a dotarsi di regole di sostenibilità, le Lodi Rules, una storia di 30 anni. «Gli agricoltori della regione hanno formato una commissione nel 1991 che promuove ricerca e informazione e ogni cinque anni votano per rinnovare una tassa autoimposta che finanzia appunto la commissione, la stessa che nel ’92 ha lanciato un programma di base per la riduzione dei pesticidi utilizzati nei trattamenti a vantaggio di tutto l’ecosistema. Oggi abbiamo 4-5 generazioni di viticoltori che hanno deciso di abbracciare una viticoltura più responsabile. Il nostro approccio alla sostenibilità? Molti agricoltori in California lavorano in modo sostenibile senza essere certificati, ci chiedono di non partecipare a programmi di certificazione. Noi offriamo formazione gratuita per la sostenibilità andando anche nelle scuole. Il nostro processo di certificazione è rigoroso, volontario, si basa sulla scienza ed è accreditato da terze parti, oltre che autofinanziato dalle stesse aziende».
«Siamo stati lungimiranti, spiega Gianmichele Passarini, presidente CIA Veneto -, prima di altri abbiamo iniziato un’attività di informazione e consulenza alle aziende su questi temi. anche in rapporto alla società. Oggi è necessario dare ai nostri prodotti un valore aggiunto che vada oltre la qualità organolettica e che parli del nostro rapporto con l’ambiente e la società».
Cia Veneto all’assemblea nazionale
Tra maltempo, calamità naturali, dissesto idrogeologico e fauna selvatica, non prevenire è già costato all’Italia oltre 20 miliardi di euro negli ultimi dieci anni. Ancora oggi, quasi 7.000 comuni e 150.000 imprese agricole sono esposti a rischi ambientali. L’incuria e la cementificazione senza regole continua a bruciare 14 ettari di terreno coltivabile al giorno e più di 6 milioni di cittadini risiedono in aree soggette a frane e alluvioni. Questi i dati allarmanti (vedi focus) che hanno spinto Cia-Agricoltori Italiani a lanciare un progetto di manutenzione infrastrutturale del territorio nazionale. Un vero e proprio Ordine del giorno in cinque mosse presentato in occasione dell’Assemblea nazionale, oggi a Roma all’Auditorium Conciliazione.
Quasi duemila imprenditori agricoli, provenienti da tutte le regioni italiane, si sono riuniti nella capitale per chiedere a gran voce l’attuazione di quello che il presidente nazionale di Cia, Dino Scanavino, ha definito un “atto storico”, ovvero un intervento straordinario di tutela, manutenzione e gestione sostenibile del Paese, recuperando gli enormi ritardi infrastrutturali e puntando sulla centralità dell’agricoltura. Obiettivo finale è la costruzione di un grande piano agro-industriale che potrebbe creare fino a 100 mila nuovi posti di lavoro generando Pil e ricchezza.
“La parola d’ordine deve essere prevenzione, non più emergenza -ha spiegato Scanavino- basta azioni spot nate a seguito dell’ultima tragedia. Nel nostro progetto, che vogliamo sottoporre da oggi a Istituzioni nazionali e locali, ci sono le linee guida per un reale cambio di marcia”. Si parte dall’immediata messa in sicurezza dei territori più a rischio e da un’attenta programmazione per il futuro, che deve partire dalle aree interne. Urgenti, poi, reali politiche di governance del territorio: dallo sviluppo di verde urbano e bioedilizia alla valorizzazione del presidio degli agricoltori, lavorando per contrastare il consumo di suolo, l’abbandono e lo spopolamento delle aree rurali e marginali, e salvaguardando il patrimonio boschivo. Occorre, quindi, favorire reti d’impresa territoriali, mettendo in sinergia agricoltura, commercio, logistica, turismo, enti locali e cittadini, in un’ottica di sistema integrato su misura. Inoltre, non è più rinviabile un nuovo e più efficace piano di intervento sulla questione fauna selvatica, che superi la normativa vigente, tanto più che danni e pericoli hanno assunto una dimensione insostenibile anche in termini di sicurezza nazionale. Infine, se ben orientate, le risorse della nuova Pac potrebbero concorrere al rilancio delle comunità e delle economie locali, mettendo assieme Fondi strutturali Ue, misure di sostegno, incentivi e programmi di infrastrutturazione del territorio.
“Questo è il contributo degli Agricoltori Italiani per il Paese che vogliamo -ha detto il presidente Cia in Assemblea-. Territorio, infrastrutture e innovazione sono i tre asset su cui investire risorse e costruire politiche di sviluppo, da subito, mettendo in rete governo, regioni, comuni ed enti locali, con le altre risorse socio-economiche dei territori -ha concluso Scanavino- e valorizzando il ruolo essenziale dell’agricoltura”.
“Una relazione - ha commentato il presidente do Cia Veneto Gianmichele Passarini, presente all’assemblea con una nutrita delegazione - che porta ad un livello ancora più alto il ruolo che l’agricoltura può e vuole avere nel nostro Paese. Noi, in Veneto, siamo pronti a fare la nostra parte”.