Tavolo regionale sul caporalato
«Un primo incontro positivo e costruttivo per contrastare il caporalato, il lavoro sommerso e lo sfruttamento delle persone».
Gianmichele Passarini, presidente di Cia Veneto, commenta così l’incontro che si è svolto a Palazzo Balbi del tavolo regionale finalizzato al contrasto del caporalato in agricoltura.
«Il settore agricolo è tra quelli maggiormente esposti al rischio di irregolarità, per il carattere prevalentemente stagionale della domanda e per la difficoltà nel gestire i rapporti di lavoro con la manodopera. Purtroppo anche la campagna veneta è attraversata da situazioni al limite della legalità. Come associazione di categoria, siamo già impegnati per il contrasto a questo fenomeno, aderendo al progetto NAVE (Network Antitratta per il Veneto) e collaborando con realtà come Libera»
Al tavolo regionale Cia Veneto ha posto alcuni elementi di discussione.«Chiediamo – conferma Passarini – l’introduzione di un regime amministrativo e contributivo semplificato e meno oneroso per i rapporti di lavoro stagionali e di breve durata. Inoltre occorre rendere sempre più agevoli e rapidi i canali di ingresso e di assunzione dei lavoratori stranieri. È necessario favorire l’incontro tra domanda e offerta di lavoro. Infine, visto che il tema sta tornando d’attualità in questi giorni, chiediamo il ritorno ai voucher: in agricoltura non hanno mai sostituito lavoro dipendente ma hanno fatto emergere tipologie di attività marginali e occasionali, legate alla stagionalità. Senza questo strumento si rischia di scoprire il fianco allo sfruttamento, al lavoro nero e, appunto, a forme di caporalato».
Maltempo, un tavolo per la sostenibilità del settore
Cia Veneto chiederà alla Regione la proclamazione dello stato di calamità naturale su tutto il territorio regionale. Il susseguirsi di violenti eventi atmosferici sta fiaccando il settore e mettendo in serio pericolo i raccolti, con una duplice conseguenza: l’abbattimento del reddito per gli agricoltori e il rischio di un aumento dei costi dei prodotti.
“È una stagione molto particolare dal punto di vista climatico - conferma il presidente di Cia Veneto Gianmichele Passarini - e che richiede interventi compensativi da parte degli enti preposti. In prospettiva dovremo aprire un tavolo di discussione sulla sostenibilità del nostro settore: il Veneto è terra di eccellenze (con vantaggi anche per i settori della ricettività e della ristorazione) e di produzioni fondamentali per la vita quotidiana, ma a redditività bassissima. A questo tema si associa quello della gestione del suolo: la nostra regione è sempre più impermeabile e cementificata e ormai ogni pioggia un po’ più violenta si traduce in danni per le colture e le abitazioni. Ci auguriamo di trovare interlocutori per intraprendere azioni concrete”.
Ecco le zone più colpite:
Rovigo: particolarmente colpito l’alto Polesine, questa volta più Lendinara e Badia Polesine che Lusia, con grandine sabato pomeriggio . Con la tromba d'aria di domenica 15 ora di è arrivati a quasi 200 aziende danneggiate tra colture e strutture.
Verona: danni a est, al confine con la provincia di Vicenza. Danni ai vigneti (nell’ordine del 50-70%) della zona Doc Soave e Pinot grigio a causa della grandinata di venerdì notte.
Padova: danni in centro e prima periferia su mais, serre e ortofrutta. Colpite anche Alta Padovana e zona Montagnana. Si stimano danni al 35% delle colture, centinaia di migliaia di euro.
Patto per la sicurezza, il plauso di Cia Veneto
«Si tratta di un passo avanti importante, e siamo contenti che sia stato accolto il nostro invito a rafforzare gli Spisal». Gianmichele Passarini, presidente di Cia Veneto, commenta così la presentazione del Piano Strategico per il consolidamento e il miglioramento delle attività a tutela della saluta e della sicurezza dei lavoratori” avvenuta oggi a Palazzo Balbi.
«Va dato atto alla Regione Veneto e al presidente Luca Zaia di non aver lasciato cadere nel vuoto le richieste, mosse da tutta l’opinione pubblica, di interventi per contrastare le morti sul lavoro. «Riteniamo che il numero dei controlli dello Spisal debba aumentare aumentato, sia in termini di operatori che di visite in azienda. A patto però che, a differenza che in passato, le visite non siano vessatorie o persecutorie, ma che siano improntate sulla formazione ed informazione dell'utente, per il bene stesso delle aziende e dei loro operatori».
L’agricoltura è uno dei settori più a rischio, secondo solo all’edilizia per numero di infortuni mortali. Ecco perché, secondo Cia Veneto, occorre compiere un secondo passo.
«Il nostro – conferma Passarini – è un settore a bassissima redditività ed il rinnovamento del parco macchine, strumenti ed attrezzature risulta difficile. Alla Regione Veneto chiediamo che si alleggerisca la burocrazia che riguarda i bandi che servono a trovare le risorse per investire nel miglioramento aziendale, e quindi anche nella sicurezza. Come associazione di categoria – conclude - ci siamo attrezzati con i corsi di formazione, dal primo soccorso alla responsabilità aziendale per la sicurezza, i patentini e tutto il resto.
Il piano di oggi – che rappresenta una novità a livello nazionale per l’ampiezza dei soggetti coinvolti e che speriamo possa essere adottato anche da altre regioni - va nella giusta direzione, perché occorre che tutti, a trecentosessanta gradi, intervengano per quanto di propria competenza».
Voucher, sì al ripristino
«Il ripristino dei voucher, strumento di valido ausilio all’emersione del lavoro sommerso e che si è rivelato di fondamentale importanza per molte forme di lavoro occasionale, sarebbe importantissimo per l’agricoltura veneta».
Lo dichiara il presidente della Cia Veneto Gianmichele Passarini, alla vigilia dell’arrivo alla Camera dei Deputati del Decreto Dignità con i suoi emendamenti. «L’avvio dell’iter di conversione in Parlamento offre l’occasione per adottare questa misura in tempi stretti».
Dopo la loro abolizione, si è creato un vuoto normativo per quanto riguarda il lavoro occasionale.
«L’agricoltura – conferma Passarini – paga colpe non sue, visto che con il vecchio regime pesava per il 6% sul monte voucher utilizzati. L’abuso di altri settori ora penalizza il nostro. Sosteniamo ogni iniziativa finalizzata a combattere lo sfruttamento della manodopera in agricoltura e, più in generale, qualsiasi fenomeno di lavoro irregolare che si traduca anche in concorrenza sleale verso quelle imprese che operano nella legalità. Nelle campagne è già iniziato il periodo delle grandi raccolte, siamo ormai prossimi all’inizio della vendemmia: dall’Amarone nel Veronese al Prosecco nel Trevigiano, c’è una maggiore richiesta di manodopera agricola. Auspichiamo un veloce intervento del Parlamento».
PINOT GRIGIO : STOCCAGGIO 2018
La Regione Veneto con proprio decreto porta a conoscenza la filiera vitivinicola regionale della richiesta del Consorzio di tutela Vini DOC “delle Venezie” di stoccare, ai sensi di quanto stabilito dall’articolo 39, comma 4 della Legge 238/2016, una quota dei vini atti alla produzione di Pinot grigio “delle Venezie“ DOC, ottenuti dalla vendemmia 2018.
Pubblicato il Decreto Ministeriale che disciplina il vino bio
Nell’ultimo anno il vigneto “bio” ha sfondato quota 100 mila ettari di superficie in Italia e le vendite nella Gdo hanno segnato un aumento superiore al 40%.
Per accompagnare lo sviluppo del settore, accanto al Regolamento Ue 848/2018, arriva al traguardo il Decreto Ministeriale (DM) che disciplina il vino biologico: le nuove regole, pubblicate a fine giugno in Gazzetta Ufficiale, recepiscono il Testo Unico del Vino.
Tenendo conto della nuova norma Ue orizzontale, il settore vitivinicolo biologico risponde al Reg. (CE) 203/2012, norma verticale recepita in Italia con il DM 12 luglio 2012 che, dal 1° agosto 2012, ha introdotto (dopo anni di attesa) i requisiti qualitativi e la disciplina di certificazione, oltre che per il vigneto, anche per il processo di cantina.
Spetta alle Regioni e alle Province autonome di Trento e Bolzano determinare i criteri che giustificano, in caso di condizioni meteorologiche eccezionali, l’impiego di dosi di anidride solforosa oltre i limiti previsti per i vini biologici dal Reg. (CE) 606/2009. Ma ciò dovrà avvenire, precisa il DM 8 maggio 2018, sulla scorta di quanto previsto da specifiche Linee Guida che, entro fine agosto 2018, dovranno essere emanate dal MiPAAF in accordo con le Regioni.
Per quanto riguarda invece la procedura di utilizzo di sostanze per uso enologico non ottenute con metodo biologico, l’operatore è autorizzato a impiegare le corrispondenti sostanze non biologiche dopo aver interpellato, con esito negativo, due – e non più tre come previsto dal precedente DM – fornitori di prodotti biologici
Decreto Ministeriale
Altro...
Grano duro, si rafforza la filiera
Si rafforza, con l’ingresso di due nuovi partner il patto di filiera tra mondo agricolo e cooperativo e industria di trasformazione per aumentare la disponibilità di grano duro italiano di qualità e sostenibile, che ha l’obiettivo di sostenere gli agricoltori e rafforzare la competitività della pasta italiana.
Stamattina a Roma è stato siglato un protocollo di intesa tra Assosementi, l’Associazione che rappresenta a livello nazionale l’industria sementiera, COMPAG, la Federazione Nazionale Commercianti di Prodotti per l'Agricoltura, che si aggiungono ai firmatari del primo patto di filiera (del dicembre scorso) al quale hanno aderito AIDEPI - Associazione delle Industrie del Dolce e della Pasta Italiane, Alleanza delle Cooperative Agroalimentari, Cia-Agricoltori Italiani, Confagricoltura, Copagri – Confederazione Produttori Agricoli e ITALMOPA - Associazione Industriali Mugnai d’Italia. Presenti alla firma, tra gli altri, il presidenti di AIDEPI Paolo Barilla e il presidente di Cia Veneto Gianmichele Passarini, in qualità di componente della Giunta nazionale della Cia –Agricoltori Italiani. Con le adesioni di Assosementi e COMPAG, la filiera viene così rappresentata in tutte le sue fasi, dal seme di grano al pacco di pasta.
In Italia ci sono 1,28 milioni di ettari coltivati a grano duro. A fronte di un leggero calo della superficie (-1,8% rispetto all’anno scorso), la produzione attesa è di 4,2 milioni di tonnellate.
In Veneto quasi 15mila ettari sono destinati a questa coltivazione e la produzione sfiora le 100.000 tonnellate. Nel complesso la resa di produzione è stata molto buona anche dal punto di vista qualitativo (+18,7% tra il 2017 e il 2016). Ma la superficie coltivata a frumento nella nostra regione ha subito una forte contrazione, scendendo del 33% in un anno.
«Nel corso degli ultimi anni – spiega Passarini - i prezzi di mercato, ben al di sotto dei costi di produzione, insieme alla forte volatilità sui mercati internazionali, hanno messo a dura prova i produttori di grano duro italiano. L’incertezza sui prezzi condiziona le scelte imprenditoriali agricole e non aiuta la filiera ad avere un prodotto di qualità, costante nel tempo. La pasta italiana rappresenta l’eccellenza del Made in Italy e ha bisogno di una filiera forte e organizzata per poter competere al meglio nei mercati nazionali e internazionali. Il protocollo di intesa, tra le maggiori organizzazioni di rappresentanza del settore, segna un punto importante per rilanciare la filiera grano duro/pasta simbolo di qualità e di successo dell’Italia nel mondo».
Il protocollo d’intesa è una risposta concreta, volontaria e “di squadra” alle criticità di filiera che ostacolano la crescita del settore. Siamo primi nel mondo per produzione (3,3 milioni di tonnellate annue) e export di pasta (2 milioni di tonnellate), ma questo primato è a rischio. In primo luogo, la forte concorrenza internazionale di Turchia e Egitto, che pur con un prodotto di qualità inferiore stanno erodendo quote di mercato alla pasta italiana, forti anche del supporto dei rispettivi governi. Inoltre, un debole sostegno da parte del sistema Paese in Italia ha sensibilmente concorso nel tempo a scavare un solco, in termini di competitività, crescita e sostegno all’export, tra l’agroindustria pastaria italiana e quella europea ed extra europea.
Parchi regionali, l'audizione di Cia Veneto
Parchi regionali, Cia Veneto chiede il coinvolgimento degli agricoltori negli organi di gestione.
È questa la posizione che è stata espressa nella audizione in Seconda Commissione del Consiglio Regionale Veneto, che sta esaminando i progetti di legge sulle “Norme per la riorganizzazione e la razionalizzazione dei Parchi Regionali”.
«La valutazione delle proposte di legge 143 e 217 è positiva – spiega il presidente di Cia Veneto Gianmichele Passarini - ma consideriamo carente l’attenzione al ruolo che l’agricoltura svolge all’interno delle aree parco. Per permettere agli agricoltori di esplicare pienamente il proprio ruolo attivo nella gestione del territorio e nella tutela e valorizzazione ambientale, occorre valorizzarne il ruolo e coinvolgerli negli strumenti di gestione e nei progetti di tutela e valorizzazione».
Spesso i motivi di contrasto e insofferenza in taluni ambiti protetti, insorgono a causa dell’incremento di specie selvatiche, non sempre appartenenti a specie autoctone, che arrecano ingenti danni alle coltivazioni e agli allevamenti, indennizzati spesso tardivamente e solo parzialmente.
«Il testo proposto non considera le rappresentanze agricole all'interno della “Comunità del Parco” (che è l’organo di indirizzo politico-amministrativo) relegando le realtà agricole dei territori ancora solo alla “Consulta”, che si limita a svolgere un compito propositivo e consultivo. Chiediamo di conseguenza una presenza almeno nella compagine della Comunità del Parco».
Sempre in tema di governance, Cia Veneto chiede che la legge preveda un concorso per la scelta del Direttore del Parco, che dovrà essere una persona «con esperienze specifiche nel settore».
Contratto, Cia Veneto apre al dialogo
«Nessuna rottura con le organizzazioni sindacali: solo una sospensione della trattativa, con la nostra piena disponibilità a riaprire il confronto e chiudere la discussione sul rinnovo del contratto».
Gianmichele Passarini, presidente di Cia Veneto, commenta così lo sciopero annunciato dalle categorie dei lavoratori agricoli di Cgil,Cisl e Uil, proclamato per il prossimo 15 giugno. «Da parte delle associazioni di categoria, ed in particolare di Cia, c’è stata massima apertura alle proposte giunte dal sindacato, molte sono state accettate nel corso di questa trattativa. Ma ci sono due punti che riteniamo imprescindibili. Il primo riguarda la rigidità sull’orario giornaliero di lavoro, previsto in sei ore e trenta. Credo sia l’unico ed ultimo contratto nazionale a prevedere una norma così ferrea. Siccome il lavoro agricolo è legato a molteplici fattori (climatici, produttivi, ecc.), noi chiediamo di fissare una durata settimanale, da distribuire però a seconda delle necessità. Quella eccessiva rigidità diventa anche un rischio ed un onere per le aziende, in termini di controlli da effettuare (e di possibili multe in caso di sforamento)».
La seconda questione è quella del salario minimo. «A livello nazionale – conferma Passarini – sta cambiando il quadro legislativo. Non sappiamo né quando né come verrà applicato un salario minimo promesso dal Governo. Pensiamo sia bene tutelare i nostri lavoratori prevedendo questo aspetto nel contratto, senza aspettare che ci venga imposto da fuori». Il presidente di Cia Veneto auspica comunque una ripresa delle trattative già dopo l’agitazione degli operai agricoli. «Ci sono ancora molti punti da trattare, a partire da quello delle retribuzioni: cerchiamo di pensare agli interessi degli agricoltori superando questi ostacoli».