«Una buonissima notizia – commenta il presidente di Cia Veneto Gianmichele Passarini – una boccata d’ossigeno per il nostro export. Già in dicembre, dopo la vittoria di Joe Biden negli Stati Uniti, avevamo analizzato la situazione sperando in un cambio di rotta rispetto alle politiche di Trump. Per il Veneto il settore più interessato è quello vinicolo, che da solo rappresenta il quarto esportatore mondiale. Nel 2019 l’export di vini aveva fatto registrare quasi 6,4 miliardi di euro di vendite all’estero. Il Veneto, da solo, con i suoi 2,31 miliardi di euro, rappresentava una quota in valore sul totale esportato dall’Italia del 36% circa, facendolo porre in una classifica virtuale al quarto posto mondiale, alle spalle di Francia, Italia e Spagna, precedendo Cile e Australia».
«E sono proprio gli Stati Uniti – aggiunge Passarini – il principale mercato di esportazione dei vini veneti. Nel 2019 una bottiglia veneta su cinque è andata in America: il valore in euro, nel 2019, è stato di quasi 474 milioni di euro. Una crescita poderosa, visto che all’inizio del decennio, nel 2010, la quota era di 190 milioni di euro».
CIA aveva sempre sottolineato come i 4 miliardi di euro di dazi Ue sulle merci Usa non rappresentassero una compensazione per i nostri produttori agricoli, ma il prolungamento di una lunga battaglia commerciale.
«I dazi sono i peggiori nemici dei vini italiani da una parte – conclude Passarini – e della qualità dall’altra, perché i mercati di sbocco cercherebbero di ovviare comprando merce meno cara ma di un livello sicuramente più basso rispetto a quello italiano. La sospensione per cinque anni dei dazi punitivi rappresenta un passo avanti importante sulla strada della collaborazione. E per il Veneto un’opportunità per portare il comparto fuori dalla crisi provocata dalla pandemia».